Come sarebbe vivere senza sapere cosa sia il tempo?
Nella società odierna è quasi inimmaginabile pensare a una persona estranea a questo concetto. Però, se si pensa agli uomini primitivi, ci si può domandare come facessero a vivere senza una delle invenzioni più fondamentali della storia, ossia l’orologio.
La risposta è molto semplice: il ritmo della natura ha svolto la funzione dell’orologio per un lunghissimo periodo della storia. Lo spostarsi del sole nel cielo, l’alternarsi del giorno e della notte, il cambiamento delle stagioni, i segni che il tempo lasciava sulle persone… insomma, tutto quello che cambiava o si ripeteva con una certa regolarità segnava i secondi, i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni, senza bisogno che a farlo fosse un apposito strumento.
La mancanza della necessità di questa invenzione da parte dei primi abitanti della Terra, si spiega dalla natura stessa del tempo: esso è una nozione soggettiva dell’uomo, che lo ha ideato per “misurare” lo scorrere della propria vita e per metterlo in relazione con ciò che gli succedeva intorno. Il tempo, infatti, era fondamentale per attività come la caccia, la pesca, l’agricoltura, la riproduzione e l’adattamento tempestivo al cambiamento delle stagioni.
Ma come mai il tempo non si può intendere solo come una grandezza di tipo numerico? Se ci si pensa, esso è caratterizzato anche da una forte soggettività. Infatti, un secondo vissuto da due persone, quantitativamente passa uguale, ma la loro percezione rispetto quello stesso secondo è differente: a uno potrà sembrare breve, all’altro infinito. Per questa ragione si parla proprio della relatività del tempo, di cui tutti abbiamo avuto esperienza almeno una volta nella vita.
Divertendosi, le giornate scorrono molto più velocemente rispetto a quando ci si dedica a faccende impegnative. Perciò, è importante saper impiegare e gestire bene le ore che abbiamo a disposizione: se dedichiamo tutto il giorno soltanto ad attività produttive e difficili, il tempo sembrerà non passare mai; bisogna quindi trovare il giusto equilibrio tra momenti di lavoro e altri di riposo, potendo così vivere la vita a pieno.
In alcuni periodi molto intensi la vita sembra fermarsi e il tempo dilatarsi, quasi come se tutta la propria esistenza fosse stata concepita per vivere quel preciso momento: ecco perché si dice che “la vita a volte è questione di un attimo”. E ad assumere la forma di quest’attimo
cruciale può essere quel bacio, quel risultato scolastico o lavorativo per cui ci si è tanto impegnati, la ricezione di una medaglia e chissà quanti altri eventi ed occasioni.
In conclusione, il miglior consiglio che si possa dare è quello del carpe diem, ossia di vivere ogni secondo come se fosse l’ultimo, poiché non sappiamo mai quanto avremo ancora da spendere su questo magnifico pianeta né quali sorprese ci riservi il futuro.
Aleksei Klimov