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L’11 gennaio si è celebrato, nelle piazze di tutta Italia, l’anniversario della morte di Fabrizio

De André, con raduno di musicisti e artisti che hanno deciso di omaggiare il celebre cantante genovese, replicando le sue più importanti canzoni.

L’autore di ”Via del Campo”, “Il pescatore”, “Bocca di Rosa”, “La guerra di Piero”, “Amore che vieni, amore che vai”, ma anche di traduzioni di Leonard Cohen e Brassens come “Suzanne”, “Giovanna D’Arco”, “Le passanti”, “Il gorilla”, è considerato da molti come il più grande cantautore Italiano. 

Ciò è da attribuirsi probabilmente al mix perfetto tra voce persuasiva, atta di soavità e di profondità, e testi che liberano da tabù su temi sociali ostici, e che soprattutto appoggiano le frange marginali della società, come assassini, prostitute, soldati…; quasi con una visione cristiana, ma particolarmente incentrata sull’umanità di Cristo.

Anche l’uso di parole ora dirette e crude, ora figurative e metaforiche, ne aumentano il fascino.

Quello che però riassume al meglio la genialità e al contempo la visione pura delle canzoni e forse della filosofia di De André, è la scelta di accompagnare tutto ciò con una musica ‘semplice’: una melodia che non ostacola il testo e si confà ottimamente all’intonazione della voce. Interpretabile come il riscontro pratico nella vita quotidiana (fatta per lo più di azioni semplici), di un dialogo e di un’analisi interiore.

L’omaggio ai 25 anni dalla sua scomparsa dimostra che De André ha lasciato un grosso segno nella musica Italiana (e non solo), e il fatto che alcune sue canzoni come ‘Il pescatore’, ‘la guerra di Piero’ o ‘bocca di rosa’ vengano fatte ascoltare a scuola in modo da insegnare il rispetto, l’inclusività e l’amore, dimostra che ha lasciato un segno ben più ampio.

Amedeo de Andreis