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La mail è arrivata, sono le 7.00 del mattino e la sua richiesta di dirigere il nuovo night club è stata accettata. Tony, ex pugile di mezza età con un record di 19 vittorie e 2 pareggi e con un passato da fighter clandestino, capisce che il suo sogno si è realizzato. C’è da dire che questo colloquio non sa neanche lui come ha fatto a superarlo. Spara un sacco di stronzate, è davvero bravo a spararle e dove ha imparato? Semplice, in strada, risolvendo i suoi  problemi e sviluppando un’intelligenza pragmatica.

Si tocca il collo taurino, dando una pacca sul suo tatuaggio scuro e marcato, il tatuaggio di Joe Frazier, suo pugile preferito, dicendosi “ce l’hai fatta”. Ebbene sì, Tony è sicuro che il suo carisma lo renderà un direttore fenomenale, che si farà rispettare e si farà temere. Sono gli ideali che ha imparato dalla vita e che porta marchiati nei suoi anelli rotti e scheggiati.

D’altronde, Tony,  40 anni, muscoloso e tonico, ha vissuto di boxe sul ring e per strada, 

ha imposto la sua forza sul quartiere a forza di pestare bande rivali e recuperare crediti.

Questa passione gli è stata trasmessa dal nonno quando gli regalò quella maledetta collana con un guantone da pugile che credeva appartenesse al grande Nino Benvenuti, l’orgoglio da guerriero.

Di certo la sua bravura nel fare a cazzotti si manifestò già quando aveva 12 anni. Pesava poco, ma aveva il colpo da KO grazie al quale stese un enorme albanese.

Le botte sono state la sua vita, la rissa era il suo passatempo preferito e in un certo senso se l’era portata sul ring, con un pugilato aggressivo, senza rispetto degli avversari, sempre pronto a tutto pur di avere la meglio.

Tony è cambiato, però: vuole mettere da parte il suo animo da guerriero per non ostacolare il lavoro dopo anni passati a dominare il quartiere e  vuole chiudere quel capitolo di vita.

Arriva la sera, sono le 21.00, entra nel locale e si accomoda nel suo ufficio; si versa un bicchiere e si accende una sigaretta, una Marlboro Gold, si siede sulla sua sedia e osserva la folla che balla e si scatena dalla vetrata.

La nostalgia inizia a farsi strada quando riflette da dove è partito e dove è arrivato; il suo sguardo da duro inizia ad ammorbidirsi quando ripensa ai suoi “anni d’oro” quando lui e i suoi amici erano i dominatori del quartiere. La sua era una famiglia e ora sono quasi tutti agli arresti o morti ammazzati. Nella sua testa pensa: c’era Pete, arrestato per tentato omicidio, Alex accoltellato a morte, poi Robi, poi Tullio, poi Marco e infine a lui: Lori, un ragazzo impulsivo e cugino di Tony. Un giorno Lori rapinò un negozio in un quartiere che non era il suo e venne accoltellato per vendetta, fu questo uno degli eventi che iniziò a far riflettere Tony sulla sua vita al limite. 

E cosa è rimasto dopo tutto questo? Magari qualche amico, forse la sua famiglia che è stata distrutta dopo la morte di Lori,ma il suo orgoglio da pugile non è mai morto.

Passa una settimana, ha già capito come funziona, se non altro è una persona furba, e ha capito chi sono i bulli che stanno iniziando a mettere le mani negli affari di quel locale. Perché anche se Tony ha lasciato la strada, ha ancora tutte le sue conoscenze, li conosce tutti i criminali di Torino. Vecchi e nuovi.

Nei divanetti della sala nota tre volti noti: Demetrius, il nuovo distributore rumeno di cocaina, Ahmed, il suo guardaspalle e alla fine scorge un volto particolare: gli basta guardarlo in faccia.

È lui, è Yunes. Un marocchino di 20 anni, il responsabile della morte di Lori, il suo sterminatore. Lo aveva accoltellato proprio davanti a casa per dare un messaggio al quartiere. Da quando la faccia di Yunis era finita sui giornali con l’accusa di omicidio Tony non l’aveva più dimenticata, lo avrebbe riconosciuto dappertutto, pure in mezzo alla folla e a più di 200 metri di distanza.

Passa un’ora e Tony sta cercando di convincersi a non uccidere Yunes, ma sono i riflessi di un tempo che tornano a galla. La sua impulsività lo porta ad uscire allo scoperto e aggredire fisicamente Yunes.  Nella sala si scatena il panico, soprattutto quando durante la colluttazione viene stesa la guardia del corpo di Demetrius.

Demetrius decide di agire, tira fuori la pistola e spara un colpo alla schiena a Tony che finisce a terra. Mentre i buttafuori braccano il criminale, Tony, ormai inerme, incomincia a pensare alla sua vita e alle promesse non mantenute.  Non sa se sopravviverà, d’altronde Demetrius lo verrà a cercare e dovrà ritornare comunque sulla strada del crimine per difendersi.

L’unico vero colpevole è il suo orgoglio.

 

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