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14,6 miliardi di corone danesi, equivalenti a circa due miliardi di euro, è l’importo stanziato dal governo della Danimarca per la difesa dell’Artico, in particolare per la sicurezza della Groenlandia e delle isole Far Oer.
Tale spesa sarebbe una reazione a una dichiarazione espressa dal neo-eletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, durante l’annuncio della nomina di un nuovo ambasciatore in territorio danese, come descritto dalla giornalista Alessia de Luca in un articolo per l’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale).
Egli, infatti, ha evidenziato l’esigenza del controllo americano sulla Groenlandia, ribadendone il possesso e la subordinazione come una “necessità assoluta” per la protezione degli USA, sul social “Truth” di sua proprietà.
Inoltre, descrive De Luca, l’interesse statunitense per la “terra verde” era stato manifestato già nel 2019, durante il primo mandato di Trump, quando, per la posizione strategica dell’isola – utile per ottenere l’egemonia sulle rotte dei commerci marittimi europei – il presidente aveva proposto un trattato d’acquisto, respinto dal governo danese in quanto percepito come una provocazione.

La Groenlandia, situata nel nord dell’Oceano Atlantico, è proprietà del Regno danese dal 1953, possiede un governo autonomo ed è sede di una base militare statunitense, istituita tramite un accordo tra le due nazioni nel 1951, secondo la testata “Il Post”.
L’isola artica, che detiene il primato mondiale di regione con la minore densità abitativa al mondo (57 mila abitanti su 2 milioni di chilometri quadrati), è diventata obiettivo dell’America soprattutto per la presenza massiccia di risorse sfruttabili, tra cui carbone, oro, giacimenti di petrolio e terre rare, ossia un gruppo di elementi chimici con innumerevoli proprietà magnetiche, elettriche e tecnologiche.

Protagonista indiscusso delle ambizioni americane è il riscaldamento climatico, dovuto alle emissioni di anidride carbonica, che, come descritto da “Il Corriere della Sera”, porta a perdere mediamente 30 milioni di tonnellate di ghiaccio all’isola (costituita da esso per oltre il 90%) ogni ora, svelandone le ricchezze.

Dopo le affermazioni statunitensi, la risposta della prima ministra danese Mette Frederiksen non si è fatta attendere: prima ha descritto come necessario garantire una cooperazione europea “stretta e forte” per assicurare il rispetto dei confini nazionali e la sovranità degli stati, riprendendo i fondamenti dei trattati di pace della Seconda guerra mondiale; poi ha confermato gli investimenti in armamenti per la difesa bellica della regione artica, appoggiata dalla ministra degli esteri groenlandese Vivian Motzfeldt, come riportato da “Il Fatto Quotidiano”.

L’”affare” Groenlandia è stato oggetto di discussione in una lunga chiamata tra Trump e Frederiksen, descritta dalla stampa internazionale come “tempestosa e controversa”, ma su cui si mantiene la totale riservatezza.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e molte personalità di spicco della politica europea hanno garantito il sostegno al governo danese e a quello autonomo dell’isola, difendendo il principio di inviolabilità dei confini. Tale principio è stato rivendicato duramente anche da Múte Egede, primo ministro groenlandese, che più volte ha ribadito, secondo “Il Post”, di non aver mai messo in vendita il Paese, desideroso soltanto della tanto ambita indipendenza dalla Danimarca.

Il popolo groenlandese, di fronte ai recenti avvenimenti, si mostra in realtà interdetto su più fronti, secondo il quotidiano “La Stampa”. Animato dal desiderio di essere riconosciuto come una nazione indipendente, in un sondaggio l’85% della popolazione ha dichiarato di non voler diventare cittadino americano, smentendo le dichiarazioni di Trump al riguardo. Trump, nel frattempo, ha minacciato la Danimarca di introdurre dazi commerciali sull’esportazione di prodotti danesi, come sottolineato infine da “Il Post”.

Personalmente, credo che annettere un’isola appartenente a un’altra nazione sia l’esempio perfetto di come sabotare gli equilibri mondiali per l’avidità di potere di un presidente che desidera l’egemonia sulle superpotenze globali.
Perciò non condivido questa azione. Cercando di ottenere un territorio ricco di risorse e conteso da numerosi paesi, si rischia infatti di generare dei conflitti che possono divenire di scala mondiale, risultando solo capaci di causare la morte della popolazione, purtroppo vittima perenne di ogni guerra.

Vittoria Pais, II Scientifico

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