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Quando si parla di grandi campioni dello sport, quasi sempre ci si focalizza sul talento naturale, escludendo tutti i fattori che portano al successo come la disciplina e il duro lavoro. Infatti, il solo talento non determina la nascita di un campione e ci vuole ben altro per forgiare una leggenda dello sport. Questo concetto può essere osservato prendendo come riferimento figure iconiche come Marciano e Tyson e ponendole a confronto con un altro grande campione come Nicolino Locche. 

Rocky Marciano, unico campione del mondo dei pesi massimi a ritirarsi da imbattuto (49 vittorie e ‘ sconfitte), non era un talento naturale del pugilato. Non aveva la tecnica di monti suoi avversari, come Joe Louis o Jersey Joe Walcott, né aveva una stazza impressionante, con braccia corte e altezza di 1.78 m (pesava 90 kg appena). Ma ciò che gli mancava nel talento, lo compensava con determinazione e duro lavoro. 

Rocky era noto per allenarsi 365 giorni all’anno. Corse in montagna, ore al sacco duro, dieta, altri allenamenti e mentalità di ferro erano all’ordine del giorno per lui. Da quando uscì dal suo mediocre ciclo dilettantistico, fatto di 4 incontri conclusi con la sconfitta, promise a suo fratello che non sarebbe mai tornato sul ring fuori allenamento. Grazie alla sua resistenza e al suo destro terrificante, riuscì a sconfiggere tutti i suoi avversari, anche i più tecnici e i più pesanti! Marciano è l’esempio di come il duro lavoro possa superare il talento. 

Mike Tyson è un ottimo esempio di come talento e disciplina possano convivere per creare un grande atleta, nonostante le sue apparenti carenze come l’altezza. Mike combinava velocità e potenza con una tecnica e uno stile inarrestabile. Grazie al suo cuore da guerriero, al duro lavoro e al suo allenatore Cus D’Amato, riuscì ad allontanarsi dalla strada e diventare una leggenda. 

Cus insegnò a Tyson un vecchio stile di boxe chiamato ‘’peek-a-boo’’ che aveva già insegnato a Floyd Patterson, ma gli trasmise anche il valore della disciplina, dicendogli: ‘’La disciplina è fare cose che odi fare, ma farle facendo finta di amarle, solo così sarai il migliore’’. In questo modo Mike capì che la costanza nel lavoro può battere il talento naturale e divenne il più giovane campione del mondo dei pesi massimi. Purtroppo, alla morte di Cus la disciplina venne meno e, a causa della sua mentalità instabile e della mancanza di dedizione, il suo talento non fu più sfruttato al massimo. 

D’altro canto, Nicoline Locche rappresenta l’antitesi di queste leggende dello sport. Pugile argentino figlio di genitori sardi, Nicolino Locche, soprannominato ‘’El Intocable’’, è stato il peso welter con la più grande abilità difensiva della storia: quasi impossibile da colpire, nessuno riusciva a prevedere i suoi attacchi, infatti la sua tattica era basata su movimenti e schivate istintive di una facilità allarmante! Eppure Locche era totalmente avverso alla disciplina e all’allenamento; si allenava poco e fumava molto, continuamente, talvolta addirittura durante gli intervalli fra un round e l’altro. Non amava la fatica e la condizione atletica eppure, a differenza di Marciano o Tyson, vinse quasi tutti i suoi match senza l’ausilio della forza bruta o della resistenza, ma compensando con un’innata velocità. Quindi in alcuni casi il talento innato può portare al successo, ma lo stile di Nicolino era un’eccezione più che una regola.

Confrontando questi tre campioni, si capisce che il talento da solo non garantisce necessariamente il successo. Marciano e Tyson hanno dimostrato che la disciplina e il duro lavoro possono renderti un mito e invece Locche ci ha mostrato che il talento puro è un dono prezioso. Per il successo sportivo si deve dunque combinare il talento con dedizione e resilienza ed è ciò che si può fare per diventare da buon promettente a grande campione. 

Daniele Padovan, IV LES

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