Quando a scuola parliamo di maturità il pensiero immediatamente vola (sulle note della canzone di Venditti) all’inesorabile, terribile e temutissimo esame conclusivo del ciclo di studi.
A volte, però, bisognerebbe considerare una prospettiva diversa rispetto a quella accademica, quella psicologica.
Infatti “maturare” significa accrescere la capacità di sentire e di essere consapevoli di quello che ci circonda; è il percorso che ci permette di cogliere le dimensioni di vita, interiorizzarle e applicarle alle situazioni intorno a noi .
La maturità dei ragazzi di 5a si è palesata durante il viaggio a Strasburgo: incorniciata da canti e risate, questa uscita presentava aspetti di una certa serietà e altri decisamente ludici.
Tra i momenti più emotivamente significativi troviamo la visita al parlamento, alla Linea Maginot e al campo di concentramento “Natzweiler-Struthof“, esperienza che segna profondamente l’anima delle persone.
Vedere giovani di 20 anni commuoversi “sentendo il peso” di quanto successo dona uno spessore maggiore al tour, perché capito e interiorizzato .
Ma quello che ha altrettanto colpito è stato vedere come nei momenti liberi i ragazzi si siano presi cura l’uno dell’altro.
Integrazione è stata la parola chiave di questa gita, che mi ricorda un pensiero di Daniel Pennac in ” Diario di scuola”:
” …ogni studente suona il suo strumento , non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe è un’orchestra che prova la stessa sinfonia “.
E così è stato.
Credo, quindi, che valutare le competenze accademiche apprese sia importante, ma, per quanto riguarda il giudizio relativo al diventare uomini e donne di valore, i ragazzi siano già stati promossi a pieni voti.
prof.ssa Roberta Mangino